Spesso in maniera etnocentrica non riusciamo a leggere al di là del
nostro contesto sociale, presi dal conformismo e materialismo della
nostra quotidianità. Ci battiamo per una politica "partitica", con la
consapevolezza che in Italia la crisi e la conseguente scomparsa dei
partiti e dell'ideologia politica è iniziata già dagli anni '90,
perdendo di vista che in altre parti del mondo si
lotta per affermare i diritti umani e civili e si rischia di morire per
seguire un'ideologia. E' così che muore la Sociologa brasiliana
Marielle Franco. Assassinata in un contesto sociale travagliato.
Consigliere Comunale si batteva per i diritti umani e civili nelle
favelas. Questo assassinio fa riflettere su due aspetti. Il primo, già
preannunciato da Oriana Fallaci nei suoi scritti, per cui a volte
parlare e rappresentare i diritti di una popolazione diviene un "dovere"
e un "compito morale" dal quale non ci si può sottrarre andando a
segnare un destino per cui "tacere" sarebbe stata "una colpa". In
secondo luogo, il richiamo forte è alla "sociologia" e al ruolo del
sociologo nell'analizzare e fare proprie le dinamiche che sono alla base
di un determibato contesto sociale, forte di una profonda
consapevolezza che solo chi ha "il saper sociologico" nell'anima può
cogliere e trasformare in conoscenza. In questo caso, conoscenza di un
territorio, delle sue ricchezze e delle sue "piaghe". Marielle Franco,
Consigliera del partito "Socialismo e Libertade (PSOL)" nei giorni
scorsi, stando agli articoli di cronaca, sembrerebbe abbia criticato
fortemente gli interventi della polizia militare ad Acari una favela a
nord di Rio. Ma l'evento potrebbe non essere direttamente collegato alla
sua morte. Restano ancara da accertare le dinamiche relative alla causa
scatenante il terribile omicidio.
Rossella Cappabianca