CELLOLE – SOCIOLOGIA E TERRITORIO: IL LAVORO MINORILE SULLE SPIAGGE DEL LITORALE DOMIZIO


Articolo pubblicato su “ANS Campania News”. Per visualizzare clicca qui

Il “lavoro minorile”, fenomeno sociale complesso e dalle mille sfaccettature, è tornato al centro dell’analisi e delle politiche sociali.
E’ da qualche tempo ormai che questo fenomeno si manifesta “silenziosamente” sulle spiagge del litorale domizio, tra gli sguardi “indifferenti” e a volte “dispiaciuti” dei turisti e degli abitanti del posto, abituati a vedere minori, per lo più extracomunitari, che trascorrono giornate a vendere oggetti di diverso genere sotto il sole cocente dell’estate, bambini che sebbene in età da scuola elementare sembrano già “grandi”.
Oltre alla povertà e al contesto familiare, altra causa dello sfruttamento minorile è la cosiddetta “precarietà sociale”. Infatti, alcuni studiosi affermano che all’interno di specifici processi di socializzazione generati in determinate sub-culture – per le quali l’istruzione non costituisce una garanzia per guadagnarsi da vivere – il lavoro minorile rappresenti un “modello produttivo” che assicuri il “futuro”.
La Costituzione italiana con l’art. 37, sull’argomento in questione ha dedicato una peculiare norma da cui il Legislatore ordinario ha disciplinato il lavoro minorile, stabilendo i parametri di riferimento, ossia: A) il compimento del quindicesimo anno di età per accedere al mercato del lavoro; B) l’assolvimento dell’obbligo scolastico.
La “Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia” impone a ogni Paese la tutela dei diritti fondamentali dei minori, siano essi comunitari o extracomunitari e la protezione da ogni forma di sfruttamento.
Pertanto, nell’ottica di una riqualificazione territoriale, non è più possibile differire l’attuazione di politiche che favoriscano l’integrazione socio-educativa e l’applicazione delle normative vigenti.
Non si può pensare a uno sviluppo economico senza uno sviluppo sociale.
Rossella Cappabianca