LA CRISI DELL’ANTICAMORRA SOCIALE


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Il 18 aprile 2016, in occasione della presentazione del libro del Dott. Catello Maresca (Magistrato presso la DDA di Napoli) dal titolo “Male Capitale”, si è tenuto a Cellole (Ce) un incontro/dibattito organizzato dal Comitato Civico Cellolese, sul tema relativo alla “crisi dell’anticamorra sociale” e alla questione delle infiltrazioni mafiose all’interno degli apparati antimafia.
Nel leggere in ottica sociologica i fenomeni mafiosi in quanto “fatti sociali”, occorre ricordare che gli stessi sono espressioni di territori caratterizzati da una cultura dello Stato percepito assente o non coerente.
Per comprendere oggi le mafie, originatesi all’incirca nel XVI secolo attraverso le pratiche del “Baronaggio”, del “Clientelismo”, che fondano i propri poteri su forti reti di relazioni familiari e sociali, è necessario interpretarle non più come “alter sistema” ma come forme di commistioni con lo Stato.
Pertanto, il fenomeno mafia va inteso su più livelli di responsabilità, ossia, dalle pratiche propense al “favoritismo” che connotano la nostra vita quotidiana, agli interventi istituzionali agiti dal sistema giudiziario.
Leonardo Sciascia nel corso di un’intervista a Marcelle Padovani così dichiarava: “Quando denuncio la Mafia nello stesso tempo soffro, poiché in me, come in qualunque siciliano, continuano ad essere presenti e vitali i residui del sentire mafioso. Così lottando contro la Mafia, io lotto anche contro me stesso; è come una scissione, una lacerazione”.
Una riflessione amara ma ancora drammaticamente attuale.
ROSSELLA CAPPABIANCA