FESTIVAL DELL’IMPEGNO CIVILE


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Giovedì 23 Luglio 2015 si è tenuto a Maiano di Sessa Aurunca il “Festival dell’impegno civile”, che tratta dei beni confiscati alla criminalità organizzata, cui hanno presenziato tra gli altri, il Dott. Raffaele Cantone, Presidente ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) e il “Comitato Civico Cellolese”, gruppo socio-politico per la tutela dei diritti civili e sociali di recente costituzione, aperto a tutti i cittadini del territorio.
Il tema della serata è stato l’“Essere partigiani”. Per dovere di cronaca, vi è da segnalare che nella notte successiva all’evento, nell’azienda di un imprenditore locale (tra gli organizzatori del Festival), che in passato aveva già avuto problemi con la criminalità organizzata, si è sviluppato un incendio presumibilmente doloso.
La contraddizione che come sociologa operante sul territorio da svariati anni ho colto, mi ha indotto il seguente interrogativo: “Perché vi è la necessità di essere ‘partigiani’ in una società che sul piano politico si configura come uno “Stato di diritto democratico e liberale”? 
In realtà, in un sistema socio-politico di tal fatta non si dovrebbe sentire ancora il bisogno di definirsi “partigiani”. Eppure è così, a causa di un crescente “disagio sociale” legato ad uno stato di “abbandono” vissuto dal cittadino, che va combattuto.
Ciò che preoccupa è il fatto che alcuni eventi delittuosi si subiscono in modo passivo, come se fossimo tutti vittime di un processo “naturale” ineluttabile. Potrebbe non essere così. Il cambiamento è possibile a condizione che ognuno assolva al proprio dovere di cittadino e che gli Amministratori si assumano la responsabilità e il coraggio di gestire in modo “trasparente” la “cosa pubblica”.
Il richiamo storico cui si accennato nel corso dell’incontro è stato rivolto al concetto di “indifferenza” espresso da Antonio Gramsci, il quale ha affermato: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. […]La massa degli uomini abdica alla propria volontà, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo tessono la tela della vita collettiva e la massa ignora perché non se ne preoccupa …”.
L’invito, pertanto, per il lettore-cittadino è riflettere sul pensiero di Gramsci, scegliendo se vivere formalmente in uno “Stato di diritto” oppure, in sostanza, in un sistema fondato su logiche e interessi particolaristici. In ambedue i casi, per motivi diversi, essere “partigiani” solleverebbe rilevanti contraddizioni sociali e politiche.
E’ auspicabile, quindi, affinché non si debba più ricoprire il ruolo di “partigiani”, consegnato definitivamente alla storia, che i cittadini risveglino la propria “coscienza civica”, ricordando, inoltre, che in qualunque sistema ci muoviamo, “l’indifferenza” rende tutti complici indiretti dei reati perpetrati.

Rossella Cappabianca