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La prostituzione è un fenomeno sociale percepito in maniera differente secondo i contesti geoculturali e i periodi storici. Parlare di tale fenomeno nella società occidentale contemporanea significa ragionare sui rapporti di potere, sulle relazioni tra i generi, sulle diseguaglianze sociali ed economiche.
Di là dei
giudizi di valore sull’argomento, ci sono dei fattori strutturali che
influiscono in maniera determinante, alimentando la domanda di servizi sessuali
a pagamento.
Le nostre
attuali società sono frammentate, ciò provoca sia l’instabilità della famiglia,
i cui segnali sono forniti dal crescente aumento del numero di
separazioni e divorzi, sia l’impoverimento delle relazioni sociali.
Pertanto, si
può presumibilmente ritenere che quanto più avremo relazioni sociali
scarsamente significative, tanto più gli individui saranno indotti a cercare
una compensazione emotiva in rapporti sessuali mercenari.
In questo
nuovo contesto socio-culturale ed economico, la prostituta, soprattutto se
immigrata, incarna il capro espiatorio, vissuta come un corpo de-sacralizzato e
depauperizzato del valore “immateriale” dell’individuo.
Di
conseguenza, per non cadere nel rischio di moralismi e rimuovendo il velo di
ipocrisia che spesso accompagna i dibattiti sulla prostituzione, bisogna
prendere atto che essa risponde anche ad un bisogno di libertà sessuale,
che in alcune realtà sociali è vissuta come una vera e propria professione.
Ma, se da un
punto di vista individualistico la prostituzione può essere vista come una
risorsa in risposta a bisogni soggettivi spesso repressi, nonostante le
apparenti spinte liberatorie, la sua funzione collettiva è quella di diluire le
insoddisfazioni e mitigare il conflitto, provocato dalle disuguaglianze
strutturali. In fin dei conti è un fenomeno sistemico, che consente alla
società di mantenere un certo equilibrio.
Per quanto
riguarda l’Italia, bisognerebbe orientarsi verso la “riduzione del danno”,
piuttosto che alla soluzione ideologica di eliminazione del problema.
Riconoscere la professione di “sex worker”, come già avviene in altri Paesi,
porterebbe ad una riduzione del reato di “sfruttamento della prostituzione”,
alla tutela e alla messa in sicurezza di chi esercita e di chi fruisce di
questo tipo di “servizio”.
Rossella
Cappabianca